Il
viaggio di cui parliamo nel nostro blog non può prescindere da una dimensione
food quale espressione di piacere
culinario spesso originale al punto da essere poco conosciuto.
Ma è
questo che il nostro blog fa, suggerire quelle prospettive di percorso che si
nascondono in posti poco mediatizzati ma comunque meritevoli di una visita
tanto turistica quanto culturale.
Dicendo
la Bella di Cerignola molti di voi penseranno subito ad una bella donna della
città di Cerignola nella provincia di Foggia. Pur non mettendo certo in dubbio
l’ appeal estetico delle ragazze di Cerignola, in questo caso il nostro
riferimento va ad un’oliva, si avete letto bene.
Più
precisamente parliamo di una delle primizie identificative della Capitanata.
La
Bella di Cerignola infatti è una cultivar
di olivo da mensa risalente al quattrocento a seguito
dell’introduzione, da parte degli Aragonesi, di ecotipi provenienti
dalla Spagna. Secondo altre fonti questo prodotto avrebbe un’origine più
antica e sarebbe una varietà autoctona coltivata dai Romani..
Sorvolando
sulle origini possiamo dire che questo prodotto, espressione tipica della
cucina pugliese, è oggi esportato in tutto il mondo dall’azienda Santo Stefano
che nel 1993 ha fondato la Cooperativa “la Bella di Cerignola” la quale oggi fa
girare il brand a livello internazionale.
Personalmente
posso dirvi che mangiare o meglio gustare questa oliva è un’esperienza quasi
mistica, non solo per le grandi dimensioni che la contraddistinguono ma anche
per la morbidezza che la fa sembrare quasi una sorta di carne. Insomma un
pranzo con pane di Altamura, la Bella di Cerignola e un filo d’olio D’Aries,
anch’esso tipico della Capitanata, vi faranno assaporare il piacere del
viaggio. Allora tutti pronti?! Si parte. Destinazione Cerignola.
